Con la fine del primo turno di playoffs, è il momento di trarre i primi bilanci delle stagioni appena concluse di alcune delle squadre eliminate dalla postseason NBA. A Est è già finita la corsa di Miami, Milwaukee, Indiane e Washington. Tutte a casa, ma con un umore e con delle prospettive diverse, derivanti anche dalle attese che c'erano sulle rispettive franchigie. 

Milwaukee Bucks

I Milwaukee Bucks rappresentano forse la principale delusione della Eastern Conference 2017/2018. Dopo aver cambiato allenatore in corsa - fuori Jason Kidd, promosso Joe Prunty - la franchigia del Wisconsin ha fallito nei suoi principali obiettivi, ovverosia qualificarsi ai playoffs con il vantaggio del fattore campo e superare almeno un turno. I Bucks si sono arresi in sette gare ai decimati Boston Celtics, privi di Gordon Hayward, Kyrie Irving (e Marcus Smart per quattro partite, con Jaylen Brown k.o. nella bella al Garden), senza mostrare segni di miglioramento rispetto alla passata stagione. Giannis Antetokounmpo rimane il punto di riferimento di squadra e franchigia, ma il suo gioco è ancora tutto in evoluzione. Finchè è possibile correre, il greco domina la scena con il suo imbarazzante atletismo, quando invece di fronte si staglia la miglior difesa NBA, mettere punti a referto diventa estremamente difficile, nonostante la presenza di Khris Middleton, realizzatore più completo del roster. Eric Bledsoe ha aggiunto imprevedibilità ma poco controllo ai Bucks, che rimangono una squadra interessante e intrigante, tuttavia ancora poco profonda e non ancora pronta per certi livelli. Attrarre free agents di grido nella offseason sembra un'impresa impossibile.

INDIANA PACERS

Anche i Pacers sono stati eliminati in sette gare, k.o. contro lo strapotere di LeBron James, trascinatore di Cleveland. Se parametrato alle previsioni della vigilia della regular season, per la squadra di Nate McMillan si tratta di un ottimo risultato, nell'anno dell'addio di Paul George. Indiana ha saputo rilucidare il talento di Victor Oladipo, ha costruito un sistema di gioco conforme ai canoni NBA contemporanei, ha fatto tutto ciò che poteva in relazione al talento disponibile indicando una via anche ai prossimi avversari dei Cavs. Non raddoppiato, LeBron James è tornato a segnare oltre quaranta punti quando serviva. Scelta chiara, meglio farsi battere in uno contro uno, in post o isolamento che sia, dal Prescelto, che attivarlo come passatore e mettere in ritmo i tiratori di Cleveland. Ai Pacers è mancato l'ultimo passo, ma aver costretto i vice-campioni NBA a una gara-7 al primo turno è comunque un mezzo successo. Rimane da decifrare il futuro di Myles Turner, centro titolare della squadra: più tiratore che lungo con movenze spalle a canestro, deve migliorare in difesa e nei movimenti in post.

WASHINGTON WIZARDS

Dopo aver disputato una regular season difficile da interpretare, con John Wall a lungo fuori per infortunio, la squadra di Scott Brooks ha provato a infilarsi nelle incertezze ataviche dei Toronto Raptors, sciogliendosi sul più bello, in gara-6. Sono ormai diverse stagioni che Washington prova a fare l'ultimo salto con questo tipo di roster, senza essere mai riuscita a superare il secondo turno di playoffs. Lo stop contro Toronto impone delle riflessioni: continuare con John Wall, Bradley Beal, Otto Porter e tutti gli altri (quantomeno per quanto riguarda il primo quintetto) potrebbe voler dire playoffs assicurati per ancora altre stagioni, ma con scarse possibilità di successo. Nella capitale federale bisognerà scegliere se continuare a puntare su un backcourt di livello assoluto, o se sacrificare tramite trade uno dei due gemelli esterni per allungare un roster che ha una rotazione ridotta all'osso. 

MIAMI HEAT

La stagione di Miami è ruotata intorno alle due gare casalinghe (tre e quattro) contro Philadelphia. Sull'1-1 nella serie, gli Heat hanno dovuto alzare bandiera bianca contro il maggior tasso di talento dei giovani Sixers, nonostante l'organizzazione del sistema di Erik Spoelstra. Dwyane Wade ha distillato lampi di antica classe, Goran Dragic è andato a corrente alternato, in una squadra che è sembrata arrivare con il fiatone nei momenti decisivi della serie. Il caso Hassan Whiteside merita una menzione a parte: lungo sopravvalutato e ormai in rotta con l'ambiente, Whiteside non pare essere più al centro del progetto tecnico del suo allenatore. Dato il contratto garantitogli, provare a scambiarlo per ottenere giocatori più funzionali sembra essere l'unica soluzione per una franchigia che rimane solida con Pat Riley presidente, ma che non riesce più ad attrarre free agents di livello.